Un amore belliffimo
C’è un ragazzo, mite, di modesta ma dignitosa famiglia. Ha un lavoro, amici, tanti sogni nel cassetto. Segretamente infatuato fin da piccolo, di una bambina bellissima. Se possibile, la bambina, ora ragazza, è ancor più bella, sagace, dal carattere pungente, collerico, ardimentoso. E lui ne è ora, ancor più, follemente innamorato. Non è una storia d’amore, non una di quelle stile Armony. Non ci sono sfuggevoli sguardi scambiati, sorrisi malcelati, ammiccamenti. Una sera in discoteca, lui ha bevuto molto, molto più di quanto possa mai aver bevuto, di quanto potesse sopportare il suo corpo. Si sveglia il giorno dopo, ben oltre il meriggio con una mongolfiera al posto della testa, una mongolfiera che esplode di luci, frastuoni, voci concitate, irate forse, rumori di pugni contro una tavola di legno, una porta. Ecco, come un bussare alla porta. La sua porta. Tra i fumi dell’alcool ancora ben lungi dal diradarsi, vede, meglio intravede alcune figure; una è certamente il padre, l’altra, una donna, la madre? No parrebbe un’altra donna, non sconosciuta comunque, volto se non noto quantomeno già visto. E tra queste sagome imperfette dal vociare indecifrabile c’è una figurina snella, contrita, con capino basso e melanconico, le manine intrecciate nervosamente una all’altra, visibilmente imbarazzata. Le ombre si dipanano, una lama di luce penetra dalla tapparella mal serrata e illumina quel volto, angelico, diafano, alabastrino. E’ ….lei? Indubbiamente lei!! Si accorge solo ora di essere in mutande davanti alla sua follia emozionale, passi per suo padre e sua madre, ora sopraggiunta, che lo hanno visto anche nudo, ma quell’altra donna, e.... lei! Oh che disastro! Senza parole, senza neanche un balbettìo, solo la bocca spalancata e le mani che corrono, tardivamente e pudicamente sui genitali. Trova la forza di emettere un rantolo di protesta e cacciare fuori tutti dalla stanza, barricato con la schiena contro la porta, contro il vociare e i singhiozzi, la vocina sofferente di lei, quella amorevole creatura angelica che gli trapassa definitivamente il cuore. Si veste, barcollando, infilando forse la tuta dei pantaloni con l’etichetta sul davanti. Poco importa, apre la porta, cosa succede, cosa è mai successo? -Ah bella domanda, non ricordi dunque? - No…. -Ieri notte? -No. - In discoteca? - …No Non ricordi che hai fatto bere la BAMBINA e dopo l’hai portata nei cessi della discoteca e…. -…..e? -E te la sei trombata, schiacciata, sverginata, la BAMBINA! -……ma…..io? Sisi, gioca pure a fare il fesso, l’indiano, quello che non ricorda, adesso però visto che sei stato uomo da scopartela, questa fragile e ingenua donnina, adesso fai l’uomo e fidanzatela! -….f-fidanzarmela? Io e…..lei? E così la vita ci propone questi due fidanzatini, lui che cammina come su un cuscinetto d’aria, che si sente pronto anche a volteggiare sulle acque, perché no, a dividerle, a modellare la creta e creare l’uomo, l’universo, intere galassie. Lei, più modestamente, fa di tutto per negarsi, si chiude in casa, studia, è stanca, non ha voglia di andare al cinema, alle giostre, al parco, in vacanza alla casetta al mare dei nonni. Stanca,alla sua età ……sarà mica ….. Pare sia così, giovani e belli, lei molto, molto, molto bella, guardata, sussurrata, invidiata. Allora bisogna sposarsi, mettere su casa, arredare, corredare, presto che è tardi! Nozze in Comune, pochi testimoni, un rinfresco sobrio perché tutto quel che non si spende si risparmia, perché fra un po’ bisogna pensare per tre. Passano i mesi, di questo bel matrimonio in bianco, nel senso che di scopare manco a parlarne. Lei è improvvisamente diventata fragile, pudica, e si che nel cesso di quella discoteca ci dev’essere entrata anch’essa eh. Però ci va un po’ di pazienza, pensando a quel fagottino che le cresce in grembo. Che poi, passano i mesi e non è che si veda sto gran volume. Ah ma è la prima gravidanza, i muscoli addominali ancora sono forti, poi in futuro, se verranno altri figli vedrai, vedrai. Intanto lui non vede un cazzo e manco una figa, casa e lavoro, lavoro e casa. Ah, nella casa s’è trasferita anche la madre di lei, sai, in quello stato, un aiuto. Peraltro, incidentalmente, aveva anche lo sfratto esecutivo. Passano i mesi e i muscoli addominali ancora tengono, così come tiene ben serrate le cosce la bella mogliettina, come anche tiene pazienza il modesto marito. Alla lunga, se non è che la mogliettina ha una gravidanza da elefantessa, ci dev’essere qualcosa che non va. Specialisti, ospedali, ecografie. No niente, alla fine si trattava di una gravidanza isterica, forse solo di gas intestinale. All’uomo sorge il dubbio se davvero quella notte in discoteca….perchè lui proprio non ricorda un cazzo. Ma manco di averla incrociata eh? E così il dubbio si porta appresso le prime domande, pazienti e dolci ma via via più insistenti. Fino a che lei sbotta, basta con questo legame opprimente, lei è giovane, si sente di uscire, di godere il mondo, la vita….si ma non con lui. Vuole un po’ di tempo per se stessa, un breve o medio o lungo periodo di distanza.Distanza? Ma se non hanno manco mai dormito assieme ! Allora lui, finalmente da ebbro che era anche solo di vivere vicino a tal bellezza, si sblocca e sbrocca. Non c’è mai stato nulla, ma quale cazzo di cesso in discoteca, sempre più convinto che io a te non ti ho mai vista manco con la spallina del reggiseno calata. Se vuoi andare vai, vivi la tua vita e lascia che io viva la mia. Ma no, stai qui a casa, con la suocera, magari lei un giorno tornerà. Sarà pur sempre bella, se non potrai condividerci la giovinezza, almeno ne godrai la rotonda età di quando finiti i dirompenti fiori, puoi mangiare il dolce e succoso frutto della maturità. Così lei va, libera ma con il mensile che le passa il marito, che resta in quella fredda e vuota casa, scaldata solo dalla presenza, ingombrante quanto vuoi, ma pur sempre umana, della suocera. Passano gli anni, lei ogni tanto telefona alla mamma, manda una cartolina da paesi e mari esotici. Piano piano si spegne la fiamma, la casa sempre più fredda, le notti sempre più inquiete e sole. E una notte nel buio della camera il brillìo d’un lume di candela. La suocera che ciabatta silenziosa e ti entra sotto le lenzuola. Ti palpa col respiro affannato e l’alito fresco di bagna cauda. Tu ti ribelli silenzioso, ma solo per salvare la forma, lasci che le rugose mani si insinuino fino all’inguine. Di giorno eviti di guardarla, ti vergogni di te e di lei, per te e per lei. Per notti e notti rientri tardi, ubriaco e ti chiudi a chiave nella tua camera. Ma una notte troppo ubriaco per serrare la porta, ti butti sul letto, e lei entra, ciabattando con la tremula luce, ti spoglia e si infila di nuovo. E diventa routine, una volta al mese, poi ogni due mesi, poi solo nelle notti di Capodanno perché si sa, chi non scopa a capodanno.... Quanti anni, quel bambino mai nato, che poi era gas intestinale, una scorreggia insomma, quanti sogni marciti in quel cassetto. Troppi anni e lei, la ciabattona se ne va: non al cimitero, ha trovato un uomo più consono, più allegro, più virile forse. E resti solo, in questa casa che mai ti era sembrata così fredda. Lei ora ogni tanto ti telefona, non per chiedere come stai, solo se le puoi mandare un po’ più soldi: Sai il tempo passa ed è inclemente su quella pelle d’alabastro che tanto amavi. Vorrai mica che torni tutta rughe? Ma perché poi torni? Beh, chi sa. Forse. E di nuovo lunghi anni in patita solitudo. Quante seghe per ammazzare la noia! Così, affitti la ex camera della suocera. Studenti, operai trasferisti, qualche straniero. Ogni tanto cucini per loro, con qualcuno esci al cinema o al bowling. Insomma, anche la compagnia maschile tutto sommato è piacevole…. E una notte, porca troia sempre colpa dell’alcool, un affittuario col quale sei andato fuori a mangiare la pizza, ti porta a casa e ti mette a letto sbronzo lercio e ci si infila anche lui. E tocca e rafana, con le mani rudi e callose. Almeno per la prima volta potevi scegliere un uomo sensibile e delicato. Questo rutta e scorreggia mentre ti monta come un caprone. Fa male ma la solitudine fa ancora più male. E continui a uscire, sbronzarti, farti mettere a letto, farti montare. Fa male ma forse un poco meno male. Dopotutto quando ogni tanto fai le reunion con i vecchi amici d’infanzia e ti chiedono “ e a sesso come va?” puoi sempre dire che non ti lamenti dai, una botta ogni tanto. Pazienza se quello che prende la botta sei tu. Sempre sesso è. Poi una di queste sere conviviali scopri che gli amici si ammazzano di risate e battute da camalli e si mandano l’un altro ste cazzo di foto su wazzapp. Incuriosito le guardi pure tu. Oh un cazzo di negrone col un grosso pisello fino al ginocchio, un cappello alla ziu michele misseri e un asciugamano intorno alla nuca. Simpaticissime le battutine degli amici. Sapessero. Ovviamente continui la tua vita di sempre, le camere affittate, la pizza con il cliente di turno, la schiacciatina occasionale. E le telefonate della mogliettina, ovvio, quelle a scadenza bisettimanale. Soldi, soldi, soldi e quell’antica speranza che forse un giorno tornerà. In attesa di quel giorno specifico un giorno qualsiasi suona alla porta il cliente col quale sei in accordi telefonici per la stanza. Un negrone alto e magro, cappellino alla ziu michele misseri, asciugamano intorno alla nuca. Ma dove cazzo lo hai già visto, poi? Vabbè, camera,usciamo, birretta, ti va una pizza? Ovvio offro io, tu sei ospite. Beviamo e ridiamo e scherziamo, ma dove cazzo ti ho già visto, poi? Quando ti riporta a casa, di nuovo ubriaco come un cencio, ti mette a letto e ti monta col suo possente ardore di capro afro, allora hai una finestra mentale e ti soggiunge quella foto su wazzapp. Ecco, questa è la parabola del tifoso granata. Innamorato frocio della ragazza più bella del mondo, non è mai riuscito a possederla e, nel tempo si è dovuto accontentare prima di scoparsi la suocera, bruttissima fotocopia della figlia, dall’alito pungente, poi una vita di seghe sempre aspettando il ritorno dell’amata. Infine, da scopatore di vecchie a segaiolo, il destino non poteva che condurlo a farsi montare dagli uomini. Il declino, l’ultima umiliazione, il negro di wazzapp. Eh quant’è bello il sesso, aspettando l'Amore.
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