Posts written by Bolmida

view post Posted: 13/8/2021, 21:28 Gino Strada -
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Gino Strada è morto; fondatore e anima di Emergency, ONG che ha portato cure, umanità, comprensione, conforto, insegnamento in aree oppresse dalle guerre - piccole o grandi che fossero - è probabilmente quanto si sarebbe aspettato che si scrivesse di lui. Due righe concise, un'incisione rapida e ferma col bisturi per poi andare oltre, continuare con l'essenziale. Perchè tanto di superfluo si dirà, su Gino Strada, la politica cercherà di farne proprio il ricordo, esaltandolo; i suoi "nemici" cercheranno di sminuirne lo spessore. Nemici, beninteso, unilaterali, giacchè il chirurgo di guerra e attivista della pace non aveva di queste persone la stessa considerazione. Semplicemente li considerava stupidi, idioti, ignoranti, avidi, arrivisti, guerrafondai.
Dunque, Gino Strada è morto: gli sia lieve più che la terra, il brusìo fastidioso dei succitati. Duri a lungo il ricordo e l'esempio di questo Uomo, sulle spalle dei suoi collaboratori pesa la responsabilità di continuare per quella strada. Non ci si può nè si deve sbagliare: Emergency, com'è stata finora. Semplice, essenziale.
view post Posted: 16/7/2021, 12:05 La lettera del Toro Club Alto Adige Südtirol -
La lettera del Toro Club Alto Adige Südtirol



“In occasione del ritiro del Torino Calcio a Santa Cristina in Val Gardena dal 13 al 30 luglio Il Toro club Alto Adige Südtirol dedicato al compianto fratello di fede e giornalista Claudio Casolino comunica quanto segue. Dopo 16 anni di umiliazioni, dopo aver assistito impotenti allo scempio ininterrotto di ogni valore, di ogni nostro principio, dopo infinite menzogne, vane promesse e persino dolorosi esperimenti sociali la misura è colma, adesso basta: game over! E sia chiaro che non sono solo gli ignominiosi fallimenti sportivi, gli enormi capitali umani ed economici dilapidati, l’insensibilità, l’interesse personale e la pubblicità a gratis della quale qualcuno ha goduto, non è solo questo. Il Torino, rilevato dal signor Urbano Cairo nel 2005 per ben 10.000 euro, è il nostro più grande amore, la seconda squadra di milioni di italiani, una sacra leggenda sportiva, Valentino, Gigi, Giorgio e tutti gli altri nostri angeli in cielo, il Torino per noi è soprattutto un ideale, un ideale che nessuno ha il diritto di calpestare. Come tutti i veri tifosi granata, come tantissimi altri clubs in tutta Italia, chiediamo per l’ennesima volta che la società sia ufficialmente messa in vendita dando mandato a intermediari internazionali. E soprattutto, con previo rifiuto e chiara condanna di ogni violenza, illegalità o insulto, gandhianamente, come tifosi granata della provincia di Bolzano, siamo costretti a dirle, signor Urbano Cairo, che lei in Alto Adige Südtirol non è persona gradita nonostante la squadra vi soggiorni per il ritiro. Per favore resti a casa”.
Toro Club Alto Adige Sudtirol


FOLCLORISTICO !!
view post Posted: 16/7/2021, 11:51 SalvaTHOR Sirigu -
THORE11

La meteora Sirigu, dopo aver illuminato per qualche anno le nostre notti buie, si allontana sbiadendo e sbiadita tra due ali di emozioni nette e contrapposte; chi già ne rimpiange le indubbie qualità tecniche e umane, chi lo descrive come l'ennesimo mercenario che ci lascia per il "calcio che conta".
Sulle caratteristiche tecniche c'è ben poco da dire; per almeno due anni è stato senza dubbio il miglior portiere italiano, in attesa che il giovane Donnarumma si sgrezzasse a tutto tondo, sotto gli occhi dei preparatori milanisti e del puparo Raiola.
Attingendo alle sua personalità e cultura, ragazzo tutto lavoro e libri, zero social e playstation, quindi meditativo quanto uno scugnIzzo può essere narcisista per intenderci, Tore Sirigu da Siniscola si è preso la grossa responsabilità di liberare il Toro e l'ambiente dalle catene della mediocrità cairese - quantomeno nella declinazione strutturale del Torino Fc - dalla malabitudine al "quanto basta", alla sufficienza. La malabitudine a quel centesimo tenuto strettamente e gelosamente in tasca, che non ci ha mai permesso di fare l'euro. Quando Sirigu, che per esperienze di alto livello avute - Paris Saint Germaine basta? - ha capito che il limite di quella squadra mazzarriana sì tosta e difficile da piegare stava in due fattori determinanti, ovvero il limite mentaltattico dell'allenatore e le strutture messe a disposizione dalla Merda di Masio, ha provato a spronare i compagni più rappresentativi dello spogliatoio, affinchè tutti insieme convincessero Mazzarri della necessità di uscire dal bunker tutto pressing e passaggi al portiere per evolvere in uno o più schemi tattici più produttivi nel punteggio e più soddisfacenti nel calcio proposto e soprattutto convincere il Bastardo Pezzente a fare investimenti di sostegno all'attività di una società professionistica.
La storia ci dice che Mazzarri, al termine della sua prima stagione piena fece finta di essersi fatto convincere e proclamò il passaggio al 4-3-3 o comunque a schemi più moderni del suo 5-3-2, tranne poi rimangiarsi tutto alla prima brutta figura in amichevole contro la Pro Patria. Per cominciare la seconda stagione piena tornando alle sue sicurezze senili, che poi sarà interrotta a metà dalle pesanti sconfitte contro Atalanta - in casa - e Lecce . Sul fronte cajrota, oltre al dover incassare il dietrofront del Pezzente sui promessi premi UEFA e sul via libera a qualche giocatore (N'Koulou) lo spogliatoio - Sirigu in testa giacchè gli altri leader al momento giusto o comunque per loro più opportuno si ammutolivano - deve anche prendere atto che il Pezzente non ha alcuna VERA intenzione di investire sulle strutture di lavoro: su tutte sala mensa, sala relax e zona sgambatura (lato via Giordano Bruno)per tacere del Robaldo. Deve anche prendere atto, Tore Sirigu, che nessuno dei suoi compagni intende fare la guerra al datore di lavoro dalle braccia corte e si ritrova perciò isolato per aver portato avanti rivendicazioni propedeutiche all'evoluzione della squadra, anche solo mentale. Consapevole che se ti alleni in un campetto la cui caratteristica principale è lo sventolìo delle vele strappate eh beh, non è che ti ispira poi tanta concentrazione. La impalpabile ma insopportabile sufficienza, quel minimo di combustibile indispensabile a fare girare il motore, ma senza mai poter dare fondo ai cavalli, senza mai poter azzardare un sorpasso, perchè si consuma troppo. Quel senso di sabbie mobili dove puoi solo sperare di galleggiare, senza troppo muoverti perchè altrimenti affondi, che fa però affondare quella sana voglia di migliorarsi, di crescere, di essere protagonista di una crescita collettiva, come già scritto, in termini di risultati e di amor proprio. Belotti, Rincon, De Silvestri, Ansaldi, Moretti, i presenti-assenti dello zoccolo duro dello spogliatoio che, insieme a Tore Sirigu, avrebbero dovuto perorare la causa del resto dei compagni, di tutto l'ambiente che in fondo chiedeva le stesse cose ma non ha mai avuto la minima possibilità di essere ascoltato. Ecco, questi giocatori cardine avevano quella possibilità ma chi per limiti caratteriali - il capitano Belotti - chi per interessi contrattuali - De Silvestri, Rincon, Ansaldi, sempre rinnovati; Moretti con la promessa di un posto in società, hanno lasciato solo Sirigu, che all'improvviso è diventato il rompicoglioni, il sindacalista delle cause perse, dove se per qualche aiuto degli dei, avessero vinto, mettendo all'angolo il Pezzente e costringendolo/convincendolo ad aprire la borsa, allora forse, chissà....
Non deve perciò sorprendere il calo di rendimento di un fuoriclasse, probabilmente l'unico in squadra perchè di Belotti in giro ce n'è ( Piccoli, Petagna, Scamacca, Pavoletti, solo per stare in casa nostra)
La cessione di Sirigu, va inserita in una strategia aziendale, tale infatti il Pezzente considera il Torino Fc, dove chi critica il capo deve essere fatto fuori. Con le modalità tipiche della Merda: irretire con l'inganno o le promesse il gruppo, isolare l'elemento più forte, creare un ambiente ostile, montare sui social e sui media una prospettiva negativa del personaggio. Il resto viene da sè, uno capisce e riconosce di essersi infilato in un troiaio dove ognuno pensa ai propri interessi, presenti e futuri (vero Moretti?) e non può che mandare tutti affanculo. Ora, la perdita maggiore per tutto l'ambiente non è tanto per le qualità tecniche di Sirigu che ripeto a mio avviso era l'unico fuoriclasse in squadra, tuttavia di portieri buoni è pieno il mondo, ma è quella sua spinta di competitività, ambizione, voglia di crescere e far crescere. Voglia di essere partecipe di una semina mentale che noi - l'ambiente - abbiamo perso, soddisfatti se la stagione si conclude tra il 12esimo e il 9no posto. L'ambizione alla sufficienza e alla mediocrità che da 16 anni ci propina un sempre sorridente Pezzente di Merda.
view post Posted: 3/5/2021, 22:36 BUON COMPLEANNO, CAPITANO -
Buon compleanno, Capitano.
Ho pensato come omaggiare al meglio un altro anno della tua vita, sportiva e umana, trascorso con ancora la nostra maglia, condividendone tutti i dolori, le difficoltà, le umiliazioni.
Ti ho immaginato come un giocatore dei nostri ruggenti e struggenti anni '70/'80, con quel volto duro, spigoloso, scavato dalla caparbietà e mai domo.
Un volto antico, senza i colori e i luccichii della banalità odierna, perchè a ben guardare, la sfrenata ricerca del consumismo e del commercio, ha reso banali anche le nostre maglie, persino nei colori.
Ecco perchè, ho voluto metterti sul petto un simbolo antico, che rimanda a tempi in cui affrontare un giocatore con quella maglia ruvida e quello stemma semplice e al tempo stesso omnicomprensivo, significava perderci il sonno.
Così, quando tu scendi in campo con una maglia anonima e tappezzata di sponsor, pure non è mai banale il tuo sguardo concentrato e fiero, non è mai festa per chi deve incrociare i tuoi istinti indomiti.
Oltre all'augurio di buon compleanno, caro Andrea, non è lecito spingersi; non so mai se augurarti una lunga carriera nel Torino FC - pensiero egoista - oppure lasciare che i tuoi meriti, la tua onestà, la tua dedizione al lavoro, vengano premiati secondo ciò che più e meglio desideri.
view post Posted: 20/12/2020, 10:09 Esperimento sociale -
Mi chiamo Barbara Valle e sono tifosa del Toro.
Il 23 novembre 2019 ero in Curva Primavera con mio marito e mia figlia di 12 anni.
Quella sera volevamo assistere a Toro – Inter, ma diverse centinaia di ultrà dell’Inter (non controllati e alcuni di loro anche armati) presenti in curva Primavera hanno provocato lo scoppio di una rissa, che ci ha costretti ad abbandonare lo stadio dopo pochi minuti dall’inizio della partita con nostra figlia spaventata e in lacrime.
Il Torino FC già nei giorni precedenti alla partita era informato del pericolo di incidenti, visto che, solo da un certo momento in poi, su indicazione della Questura, aveva riservato la vendita dei biglietti di curva Primavera ai possessori tessera del tifoso del Toro (questo perché le autorità sapevano che gli ultrà dell’Inter avevano comprato i biglietti in curva Primavera).
Tramite i miei avvocati ho chiesto alla Questura ed al Torino FC di ottenere i documenti relativi alla gestione della sicurezza di quella partita, per poter verificare le eventuali responsabilità. Il Torino FC non si è nemmeno degnato di rispondermi, mentre la Questura ha respinto la mia richiesta scrivendomi che si tratta di documentazione coperta da segreto.
A quel punto, pagando 300 euro di contributo unificato, ho fatto ricorso al TAR per ottenere la documentazione: il TAR ha incredibilmente dato ragione alla Questura affermando che si tratti di documenti segreti e mi ha addirittura condannato a rimborsare circa 600 euro al Ministero dell’Interno, oltre al danno, la beffa.
Voglio però andare fino in fondo, anche senza quei documenti. Ho quindi incaricato i miei avvocati, che mi difenderanno gratuitamente, di fare causa al Torino FC per non aver rispettato i protocolli di sicurezza (c’erano infatti solo 2 steward al secondo anello e gli ultrà dell’Inter sono entrati in curva senza controlli ed armati, mentre io e mia figlia di 12 anni siamo state perquisite da capo a piedi!).
Si tratta di una questione di principio: il mio obiettivo è infatti quello di ottenere il riconoscimento, da parte del giudice, della responsabilità della società sportiva per quanto è successo.
Ad inizio novembre i miei avvocati hanno nuovamente scritto al Torino FC, che nemmeno questa volta ha risposto. A questo punto, di fronte a una tale indifferenza, non ho scelta e mi trovo costretta a fare causa.
Con questa raccolta vi chiedo di darmi una mano, se volete e se potete, per il rimborso del contributo unificato della causa al TAR (che ho già pagato allo Stato) e per il pagamento delle spese che devo al Ministero dell’Interno e del contributo unificato della causa civile.
Il totale di queste voci è complessivamente di circa 1000 euro. Non un euro di quello che raccoglierò andrà agli avvocati: sono tutte somme che servono per pagare le tasse per fare causa al Torino FC di Urbano Cairo.
Se dovessi raccogliere una cifra più elevata, la terrò da parte per eventuali ulteriori spese di causa:se non və nə saranno, la destinerò ad iniziative benefiche, di cui vi informerò prima.
Il mio scopo è uno soltanto: ottenere giustizia per mia figlia.
Chi l’ha fatta uscire in lacrime dalla nostra curva per la sua incapacità di garantire la sicurezza dei tifosi del Toro non può sfuggire alle sue responsabilità e non è accettabile che non si degni nemmeno di rispondere ad una mamma che ha chiesto spiegazioni sui motivi della situazione di pericolo in cui si è trovata sua figlia di 12 anni!

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view post Posted: 6/2/2020, 13:38 IL CAPOVACCAIRO -
IL CAPOVACCAIRO

capovaccairo

Il capovaccaio è un avvoltoio stanziale del bacino mediterraneo, si nutre prevalentemente di carogne di animali o dei resti del parto di bestiame al pascolo. Animale sospettoso, non azzarda mai la predazione attiva ma attende che la preda sia inerte per ridurre al minimo il rischio di riportare danni.

La rivoluzione di Febbraio pianificata da Cajno, nasce come idea subito dopo la disfatta contro l’Atalanta. Nell’immediato ci sono contatti con Prandelli e DeBiasi ma il primo chiede 2 anni e mezzo di contratto a 2 milioni, il secondo anche forte dell’esperienza internazionale si accontenta di qualcosa di meno ma chiede la stessa finestra temporale. Cajno non vuole impegnarsi a lungo termine perché ha in mente di rivedere organigramma di squadra e dirigenza e vuole avere quindi le mani libere.
In questo scenario si colloca l’ingaggio di Moreno Longo, che accetta di condurre la squadra fino al termine del campionato. Va subito detto che Moreno Longo non raccoglie la stima professionale di Cajno; il valore che interessa al micragnoso imprenditore gossip aro non è quello tecnico, bensì quello “morale”. Moreno Longo ha il pregio di essere un “figlio del Filadelfia” ovvero dello Stadio mitico, non certo del campetto sportivo ancora da finire e che nulla ha curato e trattenuto di quella antica atmosfera epica . Longo è un cuore granata benvoluto dall’ambiente che comincia a scoprire la vera faccia del cajno di Masio ed è quindi il soggetto ideale, al di là delle sue capacità tecniche, per allontanare quella contestazione che fermenta da tempo ma tuttavia non è mai esplosa con virulenza. Cajno sa anche bene con quale rapidità e violenza può deflagrare la protesta e sa anche che una volta innescata la miccia, non c’è più modo di spegnerla. Corre dunque ai ripari, rimettendoci un po’ in immagine ma salvando tutto il resto. Passano meno di 12 ore dalla conferenza stampa del nuovo allenatore - il quale ovviamente regala le classiche parole di ogni buon subentrante spruzzando qua e là la solita sana retorica granata; conosce e stima l’ambiente, chiederà ai giocatori di uscire dal campo con la maglia sudata, vuole garra etc. etc. – e un comunicato del Torino FC annuncia l’ingaggio di Antonino Asta come nuovo “collaboratore tecnico” di Moreno Longo.
Inutile stare a ricordare chi è Antonino Asta, storico e amato capitano di un Toro che con alcune partite indimenticabili è riuscito a ritagliarsi uno spazio eterno nei nostri ricordi. Inutile sottolineare che il fatto che anche lui sia un “cuore granata” non è elemento secondario: è esattamente il motivo principale per il quale è stato ingaggiato. Il secondo motivo del suo ingaggio – essendo Asta un allenatore al pari di Moreno – è per fare da tutor tecnico a Longo. Il terzo motivo è che nel malaugurato caso in cui Longo non riuscisse a raddrizzare la barca granata, è già pronto il suo sostituto. Tutto ciò ci riporta alla “stima tecnica” che di Moreno hanno in società. Certo, si è detto che tra Longo e Bava c’è una vecchia collaborazione ma questa moneta non paga il conto: Bava nella sua carriera ha collaborato con altri valenti allenatori, no: il plus di Loreno Longo è che è solidale all’ambiente, propedeutico al tentativo di dare una verniciata di granata a una società che è attratta esclusivamente dal colore dei soldi. La cifra della “stima tecnica” assai bassa, è confermata definitivamente dall’ingaggio del secondo allenatore DI RUOLO, come tutor e come rincalzo in panchina in caso di fallimento della cura Longo. La definizione di Antonino Asta come “collaboratore tecnico” richieto per di più da Longo è comica ma anche patetica: Longo ha il suo staff, il suo “collaboratore tecnico” si chiama Dario Migliaccio (già allenatore della Berretti granata negli anni scorsi) il suo preparatore atletico di fiducia si chiama Paolo Nava (già nello staff di Longo ai tempi della Primavera granata) non ha mai avuto collaborazioni con l'ex-capitano . Antonio Asta è quello che è: allenatore di riserva. Metaforicamente è l’avvoltoio che osserva l’orizzonte in cerca di prede in difficoltà. Una volta avvistatala si alza in volo, un volo lungo, circolare, planato, quasi inavvertibile dalla preda. Ma è lì. Se la preda non riesce a scuotersi il suo volo sarà sempre più circoscritto, la sua ombra sempre più pesante, opprimente. Un buon sostegno morale per il difficile lavoro che dovrà affrontare Moreno Longo, non c’è che dire.
Questa è la espressione più cinica e realistica del pensiero corrente dell’imprenditore Cajno da Masio, la sua cifra mentale, l’imprinting da capo vaccaio più che squalo. Cajno infatti non è un predatore da attacco – lo hanno definito uno squalo, con estrema ignoranza della sua psicologia - ma un mangia carogne che si attiva quando sente la puzza di morte. Non vuole rischiare nulla, ha la pazienza di chi sa che aspettando può avere tutto senza correre rischi. E’ la sua gestione identitaria che ce lo dice: mai un investimento, mai una infrastruttura funzionale alle necessità della squadra, perché per questo servono analisti che validino l’azzardo, servono tecnici, progettisti, cantieri. No, meglio aspettare, senza spendere in analisi di mercato, quando è talmente evidente che un’operazione è un affare senza sorprese, il capovaccairo plana sulla preda ormai inerte. E questo richiama il ruolo speculare – magari inconsapevole – di Antonino Asta come “collaboratore tecnico” di Moreno Longo.
Ultima considerazione è che se davvero Moreno Longo è un uomo di Bava, allora è lecito pensare che Antonino Asta sia l’uomo di Cajno. Con tutto ciò che comporta in termini di fiducia nell'operato del ds.

C’è un’altra seria analisi da fare, proiettata sul futuro prossimo del Torino Fc. Perché, l'ho scritto, è impensabile che il capovaccairo si butti come un falco sulle prede. L’attendismo non è mai fine a sé stesso, attendere significa anche prendersi il tempo per studiare le mosse, programmare, pianificare. In una società calcistica – ma anche in altre numerose situazioni, del resto – a Gennaio/Febbraio tamponando le falle emerse nella prima parte del campionato, si lavora anche in divenire. Nel mercato di Gennaio ci sono le bancarelle del parametro zero, giocatori in scadenza che non rinnovano il contratto e che a Luglio si possono prendere pagandone solo l’ingaggio. Ma queste operazioni si fanno adesso. A luglio si trovano gli scarti che non prendono manco in serie B. La totale paralisi operativa del Torino FC, intanto richiama la valenza del ds Massimo Bava, la sua operatività, che è prossima allo zero; in secondo luogo apre a scenari affatto ottimistici su quello che ha in mente il capovaccairo. Non avendo ingaggiato un tecnico con un percorso almeno biennale, è evidente che con Longo il capovaccairo non ha intenzione di andare oltre la fine del campionato. Questo perché un tecnico proiettato anche al futuro può anzi deve necessariamente dare delle indicazioni su quali giocatori tenere, quali vendere. Posto che non si può – razionalmente – buttarsi a indovinare chi venderà e chi comprerà, altrettanto al momento non è dato sapere chi sarà il tecnico cui sta certamente pensando Cajno. Forse un grande ritorno, la classica minestra riscaldata, chissà. Chissà se sarà l’allenatore tanto stimato e seguito per anni come venne presentato il pavido Mazzarri due anni fa.
Quel che è certo è che da qui a qualche mese, oltre la presenza incombente e affatto rasserenante dell’allenatore di riserva Antonino Asta in panchina, in tribuna ci sarà un allenatore in fieri che assisterà alle partite, farà valutazioni, riferirà direttamente al capovaccairo e con questi costruirà la squadra 2020-2021.
Buon lavoro Moreno!


Bolmida
view post Posted: 5/2/2020, 21:39 È più umiliante avere paura che Cairo se ne vada -
Si fa presto a parlare di “umiliazione” quando si perde 7-0 in casa….
Sono buoni tutti a dire stasera che Mazzarri va cacciato, che Cairo deve passare la mano, che i giocatori sono indegni, devono togliersi la maglia etc etc etc

Lasciate che vi dica una cosa: non è umiliante farsi goleare a domicilio da una squadra nettamente più forte, meglio allenata, con una società seria alle spalle…o per lo meno non è molto più umiliante di tante altre cose.

È più umiliante alzarsi il mattino ed avere paura che Cairo se ne vada, perché senza di lui andremo in serie B, in serie C o nei dilettanti…in buona sostanza perderemmo “il calcio che conta”.

È più umiliante lasciarsi chiudere fuori da casa propria da un foresto dall’accento toscano e dalla lacrima facile, che di Torino e di Toro non sa nulla, e che ha scambiato il Filadelfia per una specie di proprietà personale.

È più umiliante svilire la retorica del cuore Toro, passata dall’essere fonte ispiratrice per poter reagire e pugnare ferocemente al cuore delle ingiustizie della vita, a elemento giustificativo di continui fallimenti.
Come distorcere completamente il significato delle cose passando da “siamo del Toro ed anche nella sofferenza non molliamo mai” a “siamo del Toro QUINDI dobbiamo soffrire”.

È più umiliante ed avvilente l’ignoranza che porta a pensare che Cairo sia un povero tapino vessato dai potenti, che fa quello che può in una città nella quale i dominano i “poteri forti”, senza però rendersi conto che è Cairo stesso il peggior burattinaio, manipolatore del pensiero, nonché IL potere forte per eccellenza.

È più umiliante dire di essere del Toro e poi giustificare la repressione, le ingiustizie, la barbarie morale nella quale siamo precipitati.

È più umiliante non tendere la mano al fratello nel momento del bisogno ed anzi affermare che “sicuramente se l’è andata a cercare”.

È più umiliante mascherare i propri meschini interessi di bottega camuffandoli, contrabbandandoli e spacciandoli per amore verso i nostri colori.

È più umiliante essersi svenduti a buon mercato, aver lasciato crepare il Toro ed oggi fingere di adorarne un simulacro, nemmeno fosse il vitello d’oro.

Di umiliazioni ne abbiamo subite un’infinità, e ben peggiori di quella di questa sera, solo che ci hanno fatto credere che fosse tutto normale, che non fosse colpa nostra, perché così va il mondo.

L’immagine più rappresentativa di questa serata che resterà tatuata per sempre come marchio d’infamia nella mente di chi il Toro lo ama sul serio, sono senza dubbio le lacrime di Millico.
Un ragazzo del vivaio che un allenatore vecchio, timoroso, fallito come la società che rappresenta, sta distruggendo fiaccandolo nello spirito e nel cuore.
Già, il cuore, il
cuore granata….forse qualcuno una volta sapeva cos’era, ma si sono venduti pure quello insieme a tutto il resto.

Cosa resta?
Restano le bestemmie, resta la rabbia, resta la consapevolezza che siamo morti e che da soli non siamo più nemmeno in grado di allacciarci le scarpe, figuriamoci inscenare una simil contestazione seria.

Il Toro è morto, ma non stasera: è morto quando nel 2005 in piazza c’erano 4 gatti, è morto quando Cairo ha iniziato a dirci “volete fallire di nuovo?” agitando davanti ai nostri occhi un fantasma tanto meschino quanto improbabile, è morto quando una curva si è venduta per 4 spicci e l’altra è stata ammazzata su commissione.

Siamo morti, ma ci sono tanti modi per morire e noi abbiamo senz’altro scelto il peggiore.
Quindi?
Quindi niente….chiudete la bara, prima che Cairo provi a vendersi anche il nostro cadavere.

E.B.



Tratto da https://www.iltorosiamonoi.com/2020/01/26/...iro-se-ne-vada/
view post Posted: 5/2/2020, 21:36 Ho dei dubbi su cajjro, dal 2007 -
Ho iniziato ad avere dubbi sulle reali volontà di Urbano Cairo nel gennaio del 2007.

Quando per la prima volta, di fronte ad una platea ancora adorante che gli chiedeva uno sforzo per un campionato tranquillo, rispose “ci siete già passati, volete fallire di nuovo?”
ammutolendo de facto i mugugni che seguirono il suo diniego all’acquisto di Bojinov, all’epoca sogno nemmeno troppo nascosto di mezz’inverno…

Il fatto di sventolare il fantasma del fallimento di fronte agli occhi di chi solo un anno e mezzo prima ne era rimasto profondamente traumatizzato, mi parve non solo fuori luogo o di cattivo gusto, ma subdolo.

La successiva campagna acquisti gennarina, con gli arrivi in prestito di Coco e Bovo, forse presi pensando di poter risparmiare anche su vocali e consonanti, mi tolse definitivamente ogni dubbio, ed al suo giro di campo fra gli applausi dopo uno squallido Toro-Livorno, al culmine di una stagione altrettanto squallida, provai un autentico senso di disgusto.

Tredici anni fa eravamo quattro gatti a provare a contrastare (molto molto blandamente) la propaganda del verbo fatto uomo, e ci chiamavano “ossessionati”.
Oggi, dopo 13 anni, si sono invertiti i ruoli, e non posso certamente esserne soddisfatto.
Magra consolazione essere Cassandra, o uccello del malaugurio, se volete: non ci si guadagna nulla se non qualche mal di pancia in anticipo.

Oggi però mi preme scrivere due righe apparentemente quasi a favore di Cairo con la miglior reputazione del web (come scrive il SUO giornale).

Da giorni, anzi da settimane, intorno alle macerie del Toro, circolano strane voci, come sempre accade nei periodi bui nei quali non si intravede il minimo spiraglio di luce.

Si parla di premi Uefa non pagati, di ritardi nei pagamenti degli stipendi, di amici degli amici che sanno tutto, di ex giocatori che con Cairo e con i giocatori attuali nemmeno si rivolgono la parola ma che assicurano che sono certi che lo spogliatoio sia spaccato, con i senatori difensori di Urbano (anzi, del loro stipendio), ed i peones che li guarderebbero di storto.

In questi anni ne ho realmente sentite di tutti i colori, alcune talmente assurde che commentate oggi ci si vergogna quasi: casellanti, edicolanti di Asti, camerieri che assistevano a cene segrete…
E poi Mansour, arabi che si tramutano per incanto in crucchi erergizzati da drink miracolosi che a loro volta si trasformano nello spazio di poche settimane in coreani amanti dell’elettronica…

E non vogliamo citare Lavazza, Delvecchio, la salma di Ferrero, Ernesto Pellegrini, Cala, gli americani, i cinesi, i russi…
E poi ancora giocatori che hanno disdetto l’affitto di casa, altri che hanno confidato in gran segreto, ma persino al verduriere sotto casa, segreti inconfessabili.

Siamo fantastici nel farci del male, nel cercare motivazioni non necessarie, nell’abboccare con tutte le scarpe.

Intendiamoci: sicuramente qualcosa di vero potrebbe esserci, conoscendo il personaggio.
Al vostro affezionatissimo alcuni giocatori, c’è da dire in evidente stato di alterazione alcolica e reduci da serate di livello in discoteca, raccontarono di promesse mancate e micragnosità assortite, ma sono episodi che vanno presi per quello che sono: fanno colore e basta.

Non cercate spiegazioni dove non ce n’è bisogno: quando una società non esiste, quando un allenatore non fa divertire i propri calciatori stroncandone gli estri ed impedendo che facciano bene il loro lavoro, quando molti degli stessi protagonisti in campo sono dei mediocri che sanno di lavorare per una proprietà senza alcuna ambizione, questi sono i risultati.

Non cerchiamo l’uomo nero dove non c’è: lo abbiamo in casa da 15 anni, ed ha un nome, un cognome e due braccia corte corte.


Tratto da https://www.iltorosiamonoi.com/2020/02/04/...cairo-dal-2007/
view post Posted: 5/2/2020, 19:41 UN AMORE BELLIFFIMO -
Un amore belliffimo

C’è un ragazzo, mite, di modesta ma dignitosa famiglia. Ha un lavoro, amici, tanti sogni nel cassetto.
Segretamente infatuato fin da piccolo, di una bambina bellissima. Se possibile, la bambina, ora ragazza, è ancor più bella, sagace, dal carattere pungente, collerico, ardimentoso. E lui ne è ora, ancor più, follemente innamorato. Non è una storia d’amore, non una di quelle stile Armony. Non ci sono sfuggevoli sguardi scambiati, sorrisi malcelati, ammiccamenti. Una sera in discoteca, lui ha bevuto molto, molto più di quanto possa mai aver bevuto, di quanto potesse sopportare il suo corpo. Si sveglia il giorno dopo, ben oltre il meriggio con una mongolfiera al posto della testa, una mongolfiera che esplode di luci, frastuoni, voci concitate, irate forse, rumori di pugni contro una tavola di legno, una porta. Ecco, come un bussare alla porta. La sua porta. Tra i fumi dell’alcool ancora ben lungi dal diradarsi, vede, meglio intravede alcune figure; una è certamente il padre, l’altra, una donna, la madre? No parrebbe un’altra donna, non sconosciuta comunque, volto se non noto quantomeno già visto. E tra queste sagome imperfette dal vociare indecifrabile c’è una figurina snella, contrita, con capino basso e melanconico, le manine intrecciate nervosamente una all’altra, visibilmente imbarazzata. Le ombre si dipanano, una lama di luce penetra dalla tapparella mal serrata e illumina quel volto, angelico, diafano, alabastrino. E’ ….lei? Indubbiamente lei!!
Si accorge solo ora di essere in mutande davanti alla sua follia emozionale, passi per suo padre e sua madre, ora sopraggiunta, che lo hanno visto anche nudo, ma quell’altra donna, e.... lei! Oh che disastro! Senza parole, senza neanche un balbettìo, solo la bocca spalancata e le mani che corrono, tardivamente e pudicamente sui genitali. Trova la forza di emettere un rantolo di protesta e cacciare fuori tutti dalla stanza, barricato con la schiena contro la porta, contro il vociare e i singhiozzi, la vocina sofferente di lei, quella amorevole creatura angelica che gli trapassa definitivamente il cuore. Si veste, barcollando, infilando forse la tuta dei pantaloni con l’etichetta sul davanti. Poco importa, apre la porta, cosa succede, cosa è mai successo?
-Ah bella domanda, non ricordi dunque?
- No….
-Ieri notte?
-No.
- In discoteca?
- …No
Non ricordi che hai fatto bere la BAMBINA e dopo l’hai portata nei cessi della discoteca e….
-…..e?
-E te la sei trombata, schiacciata, sverginata, la BAMBINA!
-……ma…..io?
Sisi, gioca pure a fare il fesso, l’indiano, quello che non ricorda, adesso però visto che sei stato uomo da scopartela, questa fragile e ingenua donnina, adesso fai l’uomo e fidanzatela!
-….f-fidanzarmela? Io e…..lei?
E così la vita ci propone questi due fidanzatini, lui che cammina come su un cuscinetto d’aria, che si sente pronto anche a volteggiare sulle acque, perché no, a dividerle, a modellare la creta e creare l’uomo, l’universo, intere galassie. Lei, più modestamente, fa di tutto per negarsi, si chiude in casa, studia, è stanca, non ha voglia di andare al cinema, alle giostre, al parco, in vacanza alla casetta al mare dei nonni.
Stanca,alla sua età ……sarà mica …..
Pare sia così, giovani e belli, lei molto, molto, molto bella, guardata, sussurrata, invidiata.
Allora bisogna sposarsi, mettere su casa, arredare, corredare, presto che è tardi!
Nozze in Comune, pochi testimoni, un rinfresco sobrio perché tutto quel che non si spende si risparmia, perché fra un po’ bisogna pensare per tre.
Passano i mesi, di questo bel matrimonio in bianco, nel senso che di scopare manco a parlarne. Lei è improvvisamente diventata fragile, pudica, e si che nel cesso di quella discoteca ci dev’essere entrata anch’essa eh. Però ci va un po’ di pazienza, pensando a quel fagottino che le cresce in grembo. Che poi, passano i mesi e non è che si veda sto gran volume. Ah ma è la prima gravidanza, i muscoli addominali ancora sono forti, poi in futuro, se verranno altri figli vedrai, vedrai. Intanto lui non vede un cazzo e manco una figa, casa e lavoro, lavoro e casa. Ah, nella casa s’è trasferita anche la madre di lei, sai, in quello stato, un aiuto. Peraltro, incidentalmente, aveva anche lo sfratto esecutivo.
Passano i mesi e i muscoli addominali ancora tengono, così come tiene ben serrate le cosce la bella mogliettina, come anche tiene pazienza il modesto marito.
Alla lunga, se non è che la mogliettina ha una gravidanza da elefantessa, ci dev’essere qualcosa che non va.
Specialisti, ospedali, ecografie. No niente, alla fine si trattava di una gravidanza isterica, forse solo di gas intestinale.
All’uomo sorge il dubbio se davvero quella notte in discoteca….perchè lui proprio non ricorda un cazzo. Ma manco di averla incrociata eh?
E così il dubbio si porta appresso le prime domande, pazienti e dolci ma via via più insistenti. Fino a che lei sbotta, basta con questo legame opprimente, lei è giovane, si sente di uscire, di godere il mondo, la vita….si ma non con lui. Vuole un po’ di tempo per se stessa, un breve o medio o lungo periodo di distanza.Distanza? Ma se non hanno manco mai dormito assieme !
Allora lui, finalmente da ebbro che era anche solo di vivere vicino a tal bellezza, si sblocca e sbrocca. Non c’è mai stato nulla, ma quale cazzo di cesso in discoteca, sempre più convinto che io a te non ti ho mai vista manco con la spallina del reggiseno calata. Se vuoi andare vai, vivi la tua vita e lascia che io viva la mia. Ma no, stai qui a casa, con la suocera, magari lei un giorno tornerà. Sarà pur sempre bella, se non potrai condividerci la giovinezza, almeno ne godrai la rotonda età di quando finiti i dirompenti fiori, puoi mangiare il dolce e succoso frutto della maturità. Così lei va, libera ma con il mensile che le passa il marito, che resta in quella fredda e vuota casa, scaldata solo dalla presenza, ingombrante quanto vuoi, ma pur sempre umana, della suocera. Passano gli anni, lei ogni tanto telefona alla mamma, manda una cartolina da paesi e mari esotici. Piano piano si spegne la fiamma, la casa sempre più fredda, le notti sempre più inquiete e sole. E una notte nel buio della camera il brillìo d’un lume di candela. La suocera che ciabatta silenziosa e ti entra sotto le lenzuola. Ti palpa col respiro affannato e l’alito fresco di bagna cauda. Tu ti ribelli silenzioso, ma solo per salvare la forma, lasci che le rugose mani si insinuino fino all’inguine. Di giorno eviti di guardarla, ti vergogni di te e di lei, per te e per lei. Per notti e notti rientri tardi, ubriaco e ti chiudi a chiave nella tua camera. Ma una notte troppo ubriaco per serrare la porta, ti butti sul letto, e lei entra, ciabattando con la tremula luce, ti spoglia e si infila di nuovo. E diventa routine, una volta al mese, poi ogni due mesi, poi solo nelle notti di Capodanno perché si sa, chi non scopa a capodanno.... Quanti anni, quel bambino mai nato, che poi era gas intestinale, una scorreggia insomma, quanti sogni marciti in quel cassetto. Troppi anni e lei, la ciabattona se ne va: non al cimitero, ha trovato un uomo più consono, più allegro, più virile forse. E resti solo, in questa casa che mai ti era sembrata così fredda. Lei ora ogni tanto ti telefona, non per chiedere come stai, solo se le puoi mandare un po’ più soldi: Sai il tempo passa ed è inclemente su quella pelle d’alabastro che tanto amavi. Vorrai mica che torni tutta rughe? Ma perché poi torni? Beh, chi sa. Forse.
E di nuovo lunghi anni in patita solitudo. Quante seghe per ammazzare la noia!
Così, affitti la ex camera della suocera. Studenti, operai trasferisti, qualche straniero. Ogni tanto cucini per loro, con qualcuno esci al cinema o al bowling. Insomma, anche la compagnia maschile tutto sommato è piacevole….
E una notte, porca troia sempre colpa dell’alcool, un affittuario col quale sei andato fuori a mangiare la pizza, ti porta a casa e ti mette a letto sbronzo lercio e ci si infila anche lui. E tocca e rafana, con le mani rudi e callose. Almeno per la prima volta potevi scegliere un uomo sensibile e delicato. Questo rutta e scorreggia mentre ti monta come un caprone. Fa male ma la solitudine fa ancora più male. E continui a uscire, sbronzarti, farti mettere a letto, farti montare. Fa male ma forse un poco meno male. Dopotutto quando ogni tanto fai le reunion con i vecchi amici d’infanzia e ti chiedono “ e a sesso come va?” puoi sempre dire che non ti lamenti dai, una botta ogni tanto. Pazienza se quello che prende la botta sei tu. Sempre sesso è. Poi una di queste sere conviviali scopri che gli amici si ammazzano di risate e battute da camalli e si mandano l’un altro ste cazzo di foto su wazzapp. Incuriosito le guardi pure tu. Oh un cazzo di negrone col un grosso pisello fino al ginocchio, un cappello alla ziu michele misseri e un asciugamano intorno alla nuca. Simpaticissime le battutine degli amici. Sapessero. Ovviamente continui la tua vita di sempre, le camere affittate, la pizza con il cliente di turno, la schiacciatina occasionale. E le telefonate della mogliettina, ovvio, quelle a scadenza bisettimanale. Soldi, soldi, soldi e quell’antica speranza che forse un giorno tornerà. In attesa di quel giorno specifico un giorno qualsiasi suona alla porta il cliente col quale sei in accordi telefonici per la stanza. Un negrone alto e magro, cappellino alla ziu michele misseri, asciugamano intorno alla nuca. Ma dove cazzo lo hai già visto, poi?
Vabbè, camera,usciamo, birretta, ti va una pizza? Ovvio offro io, tu sei ospite. Beviamo e ridiamo e scherziamo, ma dove cazzo ti ho già visto, poi?
Quando ti riporta a casa, di nuovo ubriaco come un cencio, ti mette a letto e ti monta col suo possente ardore di capro afro, allora hai una finestra mentale e ti soggiunge quella foto su wazzapp.
Ecco, questa è la parabola del tifoso granata.
Innamorato frocio della ragazza più bella del mondo, non è mai riuscito a possederla e, nel tempo si è dovuto accontentare prima di scoparsi la suocera, bruttissima fotocopia della figlia, dall’alito pungente, poi una vita di seghe sempre aspettando il ritorno dell’amata. Infine, da scopatore di vecchie a segaiolo, il destino non poteva che condurlo a farsi montare dagli uomini. Il declino, l’ultima umiliazione, il negro di wazzapp. Eh quant’è bello il sesso, aspettando l'Amore.
view post Posted: 2/2/2020, 15:00 Lettera di un tifoso granata al Pezzente di Masio -
Caro (si fa per dire) Urbano Cairo,

anni fa andai al mare con i miei bambini. Alla sera ogni volta che si lasciava la spiaggia, si riponevano i gonfiabili in uno spazio aperto accessibile a tutti, dove venivano ripresi l’indomani. Un modo pratico per evitare di portare ingombranti canotti avanti e indietro ogni giorno, basato sul fatto che i gonfiabili lì lasciati erano di scarso valore. Il nostro gonfiabile era un delfino di colore rosa, fabbricazione cinese, valore commerciale pochi euro. Ma per la mia bambina era Rosina, il suo delfino rosa, che la portava ogni giorno a sfidare le onde del mare. Potrebbe immaginare anche lei, che pure dicono essere un duro di cuore, lo sgomento, lo stupore, l’incredulità e il dolore provato una bella mattina quando scoprimmo che qualcuno aveva rubato nottetempo Rosina. A nulla valsero i tentativi di ritrovarla in spiaggia: i ladri erano stati furbi e avevano preso il gonfiabile per portarlo e utilizzarlo altrove in tutta sicurezza.

Perché si starà chiedendo mi racconta questa storia? Perché lo stesso sentimento di sgomento, stupore, incredulità e dolore lo provo ogni giorno, e con un aumento costante nel tempo, da quando lei ha preso in mano il mio Toro. Dico mio e non suo, perché il Toro è un patrimonio di sentimenti che va al di là del valore commerciale che gli si può dare. Il Toro è battaglia, voglia di non mollare mai, l’umile che alza la testa e sfida l’arrogante. Il Toro è tutto questo e anche molto di più e lei lo ha svenduto per pochi vili denari, entrando senza rispetto alcuno nella nostra storia, umiliandolo, stuprandolo, spegnendo ogni entusiasmo. L’ultimo tassello della improvvisazione, della impreparazione, del completo dilettantismo è stato il mercato di riparazione (?) di gennaio, dove non si è riparato un bel nulla, creando anzi nuove falle (sulle fasce e anche altrove). Questo mercato (che spero sia anche l’ultimo) è stato condotto con un unico proposito che ha guidato costantemente la sua azione da quanto ha preso le redini della mia squadra: guadagnare soldi. E alla fine ci è riuscito. Applausi. Un tempo avrebbe dovuto anche affannarsi a raccontare qualche cazzata ai giornalisti per giustificarsi con i tifosi, ora non è più necessario, ha fatto che comprarsi i giornali, che infatti giustificano questo scempio svendendo quell’ultimo barlume di dignità umana che hanno.

Qualcuno pensa addirittura che lei stia sfidando i tifosi: può essere, lei è sempre stato così. Uno spericolato, intelligente, veloce ad acchiappare gli affari. Un vero giocatore di poker capace di mettere tutto sul piatto e vincere. E col Toro le è riuscito a lungo, non di vincere, ci mancherebbe. I risultati sportivi non la incantano e non la interessano più di tanto. A lei interessano i soldi, i danè (da buon milanese mi capirà meglio). E anche la visibilità e la popolarità che ha avuto dal Toro. Prima di prendere il Torino era un piccolo editore di giornaletti per sciampiste e casalinghe annoiate, con tutto il rispetto per queste categorie. Senza il Toro non sarebbe arrivato ad avere La 7, Rcs, Corriere Gazzetta e via dicendo.

Ora però devo rivelarle un segreto. Se è stato così paziente da arrivare alla fine di questa lettera, intendo. Si tenga forte. Essere presidenti del Toro porta una sfiga colossale. Tutti quelli che l’hanno preceduta hanno fatto una bruttissima fine. Tutti. A Pianelli rapirono un nipote e perse il socio in un incidente mortale. Alla fine la sua ditta fallì. Cimminelli fallì e la sua azienda subì l’umiliazione di essere comprata per un euro dalla Fiat (tra l’altro dovrebbe conoscere bene la storia imprenditoriale del calabrese, visto che i giornali di qualche anno fa riportavano la notizia che c’era anche lei all’inizio nella cordata che doveva comprare il Toro dai genovesi). Già, i genovesi, come li chiamavamo a Torino: Vidulich e soci, soprattutto soci, non fecero una bella fine: raccontano che il vero proprietario, Regis Milano, perse i suoi soldi dopo un colpo di Stato assolutamente imprevisto in Indonesia. E Borsano, se lo ricorda? Finì in Parlamento e poi direttamente in galera. Era convinto di essere al sicuro con l’elezione, arrivò addirittura Tangentopoli a spazzarlo via.

Vede, la vita è davvero imprevedibile. Colpi di stato, inchieste giudiziarie, tempeste perfette. Un giorno hai il mondo ai tuoi piedi e il giorno dopo annusi la polvere. E ai presidenti del Toro è capitato molte volte. Troppe per essere un caso.

Per questo io mi siedo, caro (si fa per dire) Urbano. Mi siedo e aspetto sulla riva del fiume. Forse non vedrò passare la povera Rosina, mia figlia ormai è cresciuta e non le farebbe né caldo né freddo. Ma di certo, come nelle favole cinesi, qui dalla sponda del fiume, vedrò passare il suo (metaforico s’intende) cadavere. E il fiume continuerà a scorrere lo stesso, con lei o senza di lei.

Un tifoso deluso



tratto da https://www.iltorosiamonoi.com/2020/02/01/...tua-presidenza/
view post Posted: 10/4/2018, 21:10 Sauro Tomà -
Si è spento, oggi pomeriggio, Sauro Tomà, uno dei due sopravvissuti - l'altro il portiere di riserva Renato Gandolfi - alla tragedia di Superga, del 4 Maggio del '49.
Se ne va l'ultimo custode della Memoria, quella vera, amorevole, emozionale, diretta e disinteressata.
Sempre sostenne che avrebbe desiderato condividere quell'attimo di estremo stupore, smarrimento, mai di terrore o paura perché non ne ebbero - forse - la fatale percezione; quell'istante immisurabile nel quale il Tempo si fermò, il buio più totale e profondo, il silenzio irreale del Passaggio, per poi varcare, tutti insieme, la soglia illuminata di Infinito, di Immortalità. Prati cangianti di colori e profumi, tiepidi di Primavera, spruzzati qua e là di frondosi alberi, per un giusto riposo, nella culla di lievi brezze.
Senza alcun ricordo terreno, unico prezzo per non struggersi di dolore, per non appassire come foglie d'Autunno.
Il Destino volle invece che qualcuno restasse, qui, dove il Tempo non concede tempo compassione. Sauro Tomà si accollò, insieme a pochi altri - il Presidente Ferruccio Novo - la triste soma della ritualità terrena: i riconoscimenti, il cordoglio, la testimonianza, la presenza materiale dove ormai aleggiava lo Spirito degli Immortali. Lo fece con grande dedizione, dignità; raccolse i ricordi più belli e li regalò a chiunque si fermasse ad ascoltarlo; quella sua voce bassa, ordinata, gentile, carezzò ogni nome dei suoi compagni con amore, ad ognuno concesse di rivivere, negli aneddoti gioiosi e solari. Mai si lasciò andare al dolore, mai permise al suo cuore di esplodere, ai suoi occhi di inumidirsi, mai allentò la marcatura sulla Tristezza. Tutti i suoi compagni ritornavano a noi grazie a Sauro come i ragazzi che erano stati, in campo esemplari professionisti, nella quotidianità amici con cui ritrovarsi al bar, alle tavolate al ristorante, o nell'intimità delle famiglie. Sauro Tomà fu inevitabilmente il gregario di Virgilio Maroso, favoloso terzino-difensore, meno grintoso del suo alter ego a destra Aldo Ballarin, meno potente della roccia Mario Rigamonti, ma gli si riconobbe una classe cristallina pari se non addirittura superiore al Capitano, Valentino Mazzola. Tomà, non recedette mai da quel ruolo, mai fu tentato dall'accostarsi a quel talento; fu straordinariamente orgoglioso di essergli stato stampella quando il campione era rimasto a lungo fuori per infortunio, ma con la sincera Umiltà che appartiene solo a Uomini di spessore, ammise sempre di non avere avuto in dono lo stesso talento. Altro compagno cui era particolarmente legato fu Giuseppe Grezar, triestino introverso e discreto che trovò in Sauro Tomà un altrettanto discreto amico cui confidare qualche preoccupazione per certi affari extracalcistici che non stavano andando per il giusto verso. Poi, inevitabilmente, il discorso scivolava sul suo Capitano; allora la voce si schiariva, gli occhi si illuminavano, la postura ritrovava eleganza e marzialità. Raccontava, Sauro, dell'incontro con Valentino, in un ristorante; lui che si avvicina al tavolo del futuro Capitano e si presenta, come si usava all'epoca: "..Buongiorno signor Mazzola, sono Tomà, ho appena firmato per il Torino e il prossimo anno saremo compagni". Valentino scambia la stretta di mano, gli indica la sedia e chiamando il cameriere ordina da mangiare anche per Tomà. Aveva per il Capitano una sincera ammirazione, come tutti del resto, ne riconosceva il carisma e quell'essere simbolo e collante, espressione massima della classe, della sportività, della generosità, in campo e nella vita. Sauro Tomà raccolse i suoi ricordi in diverse pubblicazioni editoriali, raccontando quei pochi anni in cui Tempo e Destino furono benevoli con quei ragazzi, prima che li chiamassero uno ad uno a pagarne dolorosamente pegno. Tutti tranne Tomà (e come detto, Gandolfi) che insieme a Ferruccio Novo e i giovani della Primavera si fecero carico della dolorosa ricostruzione. Con Sauro Tomà se ne va il Custode dei ricordi, ora comincerà per tutti noi, l'inevitabile oblìo.
view post Posted: 30/3/2018, 06:03 Emiliano Mondonico -


Emiliano Mondonico, da Rivolta d'Adda, giocatore e poi allenatore del Toro, ci ha lasciati ieri, dopo una lunga lotta contro una malattia.
Giocatore granata per due stagioni, alla fine degli anni '60, il Mondo tornò poi a guidare i nostri colori nei primi anni'90: furono tre stagioni esaltanti, con giocatori del calibro di Marchegiani, Fusi, Cravero, Annoni, Lentini, M.Vazquez, Bresciani, Aguilera, Casagrande, Poggi, Scifo, Benedetti, Pasquale Bruno, Rambo Policano, Mussi, Venturin, Sordo, Vieri, Sottil, Falcone, Silenzi, Zago, Daniele Fortunato, Delli Carri, Pastine, Giovanni Galli, Gregucci, Benny Carbone, Francescoli, Osio, Cois, Moreno Longo, Sesia, Doardo, Sinigaglia. Un quinto posto in campionato con qualificazione UEFA eliminando i gobbi; un terzo posto con la finale di UEFA contro l'Ajax; un ottavo posto con la partecipazione alla Coppa delle Coppe - eliminati ai quarti dall'Arsenal - e la vittoria della Coppa Italia, nella sofferta fiale contro la Roma.
Personaggio dal grande carisma, sempre pronto a considerazioni profonde e mai banali, Mondonico si è fuso con lo spirito granata e ne ha rappresentato l'essenza profonda, quella sofferenza per il continuo azzannare delle ingiustizie o del destino avverso, quel rialzarsi, darsi una spolverata e ripartire, l'intelligenza di schierarsi contro le cosidette grandi, con il piglio di chi sa di poter dire e voler dire la sua. Tatticamente tra il prudente e il temerario, giocava col libero ma anche con cinque giocatori d'attacco, fine stratega in campo e nello spogliatoio. Amato e seguito fin oltre la sua avventura granata, ciao Mister pane e salame, fattoria e fiasco di vino, grandi palcoscenici europei e piccoli stadi di provincia.
view post Posted: 4/5/2016, 21:06 Ciao Ema -
CITAZIONE (Chiara17 @ 4/5/2016, 10:47) 
Ciao Ema :rolleyes: Io sono una ciuchina errante e non mi è dispiaciuto sostare in questo luogo. lo trovo piacevole :lol:

ciao ciuchina, grazie della visita :rolleyes:
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